Salvini all’onda è un mio esperimento di narrazione condivisa che comincia oggi.
Condivisa significa che, per andare avanti, mi farò aiutare da voi lettori.
L’eroe è Salvini, naufragato al largo di Lampedusa.
beh, eroe… sicuramente è il personaggio principale.
Le prime tre puntate le scrivo io, per far partire la storia, poi cominciamo a svilupparla insieme, io e voi lettori.
Condirò il tutto con qualche solido elemento da libro giallo e qualche tono surreale, per tenere in piedi una storia fantapolitica che sia abbastanza avvincente e spiritosa da meritare la vostra lettura.
Farò cose che in storytelling for dummies sconsigliano vivamente: l’eroe non suscita simpatia, lo farò parlare in prima persona anche se sostanzialmente è immobilizzato, non seguirò un giusto ritmo periodico di pubblicazione, mescolerò le tempeste di Conrad con quella di Shakespeare o con quelle di Corto Maltese, mi scapperanno diverse parolacce… anzi scapperanno a Salvini, anche quello vero non parla come una contessina inglese.
Ad esempio nella quarta puntata (o forse sarà la quinta) Salvini, solo nel suo salvagente, si troverà nella notte stellata come la si vede in alto mare.
Solo se l’avete vista davvero capite cosa intendo dire, ma un conto è vederla sereni e romantici con un bicchiere di vino sulla poppa di una barca a vela, diverso è trovarsi solo e disperato tra l’immensità sotto e l’immensità sopra che ti fanno sentire l’io piccolo così. Per scrivere l’episodio ne voglio parlare con un astrofisico, un’astrologa e un teologo, ci chiederemo insieme come S. cercherà di scansare ogni pensiero spirituale, cosmico, simbolico… ma non si può restare “con i piedi per terra” quando si beccheggia tra le onde come un turacciolo…
Ecco, già avete capito che penserò poco al Salvini in carne ed ossa, e di più al Salvini che si nasconde in ciascuno di noi (e del gregario interiore che potrebbe seguirlo davanti a certe parole chiave).
Perché se non capiamo cosa fa questa politica a noi, personalmente, morto un Salvini (o un Berlusconi, o un Grillo, o un Renzi…) se ne fa un altro.
Ingredienti
L’inizio della storia è semplice, quasi ovvia. Grazie a chi mi ha scritto “geniale”, ma no: anzi si parte da due cose che sono sotto il naso di tutti.
1. Come ci riesce, quel signore lì, a fare il Ministro dell’Interno, il vicepremier, il capo di un partito e anche ad essere 600 o 700 volte all’anno in piazze, comizi, dibattiti e inaugurazioni, e poi anche a fare politica?
Ovvio: ha un clone!
2. Cosa gli augurerebbero tre quarti degli italiani, nove decimi degli europei e il 110% degli africani? un bel naufragio, naturalmente: di provare lui in prima persona che bella agonia si fa quando si muore lentamente nel mare alla deriva.
O almeno di provarne un assaggio, perché io la morte non la auguro a nessuno; però un buon assaggio glie lo farò fare, sostanzioso, un’esperienza di quelle che non ne esci con la testa a posto: quindi almeno mare a forza 7, almeno qualche giorno in ammollo, con un solo litro d’acqua dolce.
Su sosia e cloni, ho ottimi maestri
Cito il Pennac di Ecco la storia, il Mark Twain de Il principe e il povero, il bel romanzo di fantascienza di Robert Heinlein Stella doppia. E poi Plauto nell’Anfitrione assieme a decine di commedie di varie epoche giocate sull’equivoco. La confusione che generano le facce simili è perturbante, una quindicina d’anni fa ho avuto due studenti gemelli e ancora oggi mi rodo a chiedermi se ho fatto due volte l’esame alla stessa persona.
Anche il cinema: Chaplin con il grande dittatore, Benigni con Jonny stecchino; mettiamoci pure il Marchese del Grillo…
In un’intervista sui sosia al potere, Daniel Pennac racconta dei sosia di Saddam e di Stalin qui.
Non è una fantasia improbabile: davvero molti, tra re e regine, papi, imperatori, dittatori, presidenti e boss delle multinazionali, e anche tra attori e calciatori, reclutano spesso qualcuno che gli somiglia: è la “volpe” che esce dall’hotel tirandosi dietro i giornalisti, è la controfigura che passa in auto salutando la folla per chi non vuole fare la fine di Kennedy…
La mia fantasia sta nel pensare che il sosia sia programmato: quello di S. si chiama “il Macchinetta”, con la e bene aperta; è un attore che sa dare sempre certe risposte a tutte le domande, parlando esattamente come insegnano quei manuali di assertività che si comprano all’Autogrill; proprio perché è prevedibile, suona molto convincente. Ha un auricolare che lo connette a un sistema di Intelligenza Artificiale (come faceva Gianni Buoncompagni con Ambra Angiolini negli anni 90, vi ricordate?) Il sistema gli dice solo delle parole-chiave desunte dai social, bastano quelle. Questa è solo una mia immaginazione, naturalmente, ma sappiamo che ormai la verità supera la fantasia.
Per ora tutte queste idee fan solo parte del canovaccio; poi i contenuti li svilupperò assieme alle vostre proposte. Potete postarle qui, oppure su FB, o direttamente su Medium, in fondo a ciascun episodio, o alla mia mail.
Ho scelto di pubblicare su Medium, semplicemente perché io lo leggo, tanto che ho accettato di spendere quella quarantina di euro all’anno per abbonarmi: i soldi vanno agli autori che leggo e questa mi sembra una buona pratica; comunque voi potete leggerlo gratis (fino a un tot di volte al mese).
Comunque pubblicherò anche su questo blog la prima puntata, fra qualche ora.
Voi potete seguire la storia partendo da qui, buona lettura. Se vi piace, per favore due cose: ricordate di mandarmi un applauso e scegliete di diventare mio follower.
Silvi
L’ironia è uno strumento efficace per mettere in evidenza aspetti problematici.
Grazie .