È una fiera: bella e tanta
Fa’ La Cosa Giusta di Milano è l’appuntamento annuale più importante nel nostro mondo.
È una sfida contraddittoria: noi amiamo i piccoli numeri, lo slow business, il contatto conviviale e rilassato tra chi produce e chi compra; ed eccoci proiettati in mezzo a 75.000 persone che visitano circa 650 espositori in un non-luogo come sono le fiere.
Ne vale assolutamente la pena: sia per voi visitatori che per noi espositori, perché nonostante quella confusione in un colpo solo PERCEPISCI TUTTO quello che succede in Italia in questo settore, nel bene e nel male. Che è tantissimo.
Ecco l’Italia buona
Ne esce uno scenario economico enorme, con molte centinaia di migliaia di persone che campano di un’economia che (secondo la logica imperante dell’econo-pensiero) non potrebbe neanche esistere.
Intendiamoci: “molte centinaia di migliaia di occupati” sono pochissimo: in Italia sarebbero vari milioni se liberassimo l’artigianato, l’agricoltura e il turismo dalla pianificazione quantitativa del business di massa, che arricchisce pochi e impoverisce tutti gli altri.
Così potremmo generare autonomia, prosperità vera ed economia sana, potremmo liberare il nostro territorio e il nostro tempo dal consumismo e dalla speculazione.
Potremmo recuperare il bello, quello vero del nostro paesaggio, dei nostri prodotti artigianali e gastronomici, dei nostri beni culturali e architettonici: il vero petrolio del nostro paese. E anche il bello dei nostri corpi.
A proposito di bellezza
Quest’anno parliamo di moda. Un po’ perché da tempo seguiamo molti artigiani creativi in questo settore orribilmente divaricato tra i massimi e i minimi (i prezzi nelle vetrine e gli stipendi in Bangla Desh).
Un po’ perché oggi la prima rivoluzione, il primo conflitto tra il bello vero e il bello inculcato dal marketing passa da ciascuno di noi, dallo specchio in cui ci guardiamo ogni mattina.
Il tuo specchio non riflette la realtà: è stato posseduto dalle multinazionali del marketing per mostrarti più brutto, più vecchio e più grasso.
Veniamo programmati per non piacerci.
Il nostro sguardo rimbalza nello specchio e torna indietro al cervello che legge una differenza: tra l’immaginario indotto di bello e quella persona normale che vedi lì dentro. È una televisione con la star più vecchia, stanca, con le occhiaie eccetera.
È assurdo: qualsiasi vivente è bello di default; e poi da comunicatore lasciatemi dire che l’immagine di ciascuno si riconosce e caratterizza più per i presunti difetti che per la somiglianza ai canoni convenzionali di bellezza.
La trasparenza di uno sguardo e la spontaneità dei movimenti generano molta più bellezza di una pancia piatta o di un naso perfettino.
Belli in modo smodato
Eccoci dunque con Rilana, Altrescarpe e Altreborse, artigiani che sanno usare bene sia le mani che la testa.
Assieme a noi anche quei matti meravigliosi di Contiamoci.com , che stanno riempiendo il mare delle buone pratiche una gocciolina per volta, e ci stanno riuscendo con una pazienza spettacolare (può essere spettacolare la pazienza? Per loro sì).
Portate qualche calzino spaiato
e due magliette
Dal dire al fare: visitateci anche per fare i nostri laboratori.
Portate del calzini per giocare coi bambini a costruire dei cavalli da cavalcare.
E delle magliette (o qualsiasi altro capo d’abbigliamento) per scriverci con gli stencil frasi colorate.
E venite a conoscere il formidabile camiciaio afgano Noor Zaman presentato da Serpica Naro.
Programma, date, posto e informazioni a questo link. Vi aspettiamo.
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