Abbiamo posato il sito di EVA, l’eco villaggio autocostruito di Pescomaggiore.
Grazie soprattutto a Paolo Faustini e Guido Bertola, a Sabina Guzzanti per l’incoraggiamento, a Silvana Gatti che nel lungo tragitto in macchina, mentre facevamo un po’ di brainstorming sul nome, ha avuto lo spunto che è piaciuto a tutti.

Ma è più importante il lavoro di quelli che in questo momento stanno lavorando di pala e, ancora di più, quello di tutti voi se decidete di dargli una mano.
Della storia formidabile di Pescomaggiore e dei suoi cittadini, che non si lasciano trasferire a 10 km da casa, narra già il sito.
In queste pagine vorrei invece buttare un sasso nello stagno su: terremoto e comunicazione. A l’Aquila ci sono stati due terremoti, quello reale e quello dei telegiornali.



Lasciamo perdere la raffica di gaffes di Mr.B, lui sente la missione di “sdrammatizzare” per statuto antropologico, tantovale passare oltre.
Glissiamo anche sul marketing del disastro,  è un tema trattato da decenni da chi è più bravo di me; …  e poi sappiamo già tutti che per le vendite dei giornali le catastrofi sono buone notizie; figuriamoci per i telegiornali e i loro inserzionisti.
Meglio parlare della differenza abissale tra la potenza di fuoco dei media “ufficiali” e la trasparenza comunicativa a cui sono costretti gli abitanti.
Quando dico agli amici che nelle tendopoli è proibito dare volantini, non mi credono. Ma il clima è molto simile a quello della guerra; ovunque ti volti ci sono camionette, militari, gipponi, polizia, transenne…; noi siamo stati garbatamente controllati dai carabinieri a 50 KM da l’Aquila.
L’emergenza è per antonomasia una sospensione della democrazia.
Io personalmente sento anche molto rimpianto per la Protezione Civile com’era una volta, un corpo generoso di cittadini volenterosi che si davano da fare senza manovre politiche ed economiche alle spalle. Cambiano tante cose, è successa anche questa, ma va detto che la retorica televisiva ha aiutato e legittimato questo processo.

Molta gente è in uno stato di inerzia coatta, quando hai perso tutto, casa, lavoro… e che fai? te ne stai nella tendopoli a giocare a carte e guardare la TV; la passivizzazione comporta anche una dipendenza, ti fa suddito dei favori e delle promesse, ti mette in ginocchio anche psicologicamente. E’ la seconda possibile reazione del cervello umano davanti all’emergenza, anche persone risolute e volitive possono sfondarsi nell’apatia. Però siamo a settembre, da quelle parti l’inverno è cattivo; il freddo, si sà, sveglia dal torpore; e già col caldo molti hanno già cominciato a reagire, specialmente quando i Grandi del mondo, con tutte le televisioni, sono passati di lì; ma di quelli che scrivevano “yes, we camp” sui TG è passato davvero pochissimo.

Il TV passa il terremoto parallelo, quello virtuale, quello delle promesse e del “noi abbiamo stanziato”, cioè dei soldi che passano davanti al naso di quarantamila senzatetto aquilani senza fermarsi, tanti, pagati di tasca nostra tre volte, prima con le sottoscrizioni volontarie,  poi con le tasse e una terza volta dirottando fondi stanziati per altre spese.

Dove vanno tutti quei milioni? Leggete i blog e i siti degli acquilani, così prendete le informazioni direttamente alla fonte; ad esempio andate sul blog di 3e32 www.3e32.com e provate tutti i link che ci sono sulla spalla destra.

Anche per questo, l’incontro con quelli di Pescomaggiore ci ha comunicato una forza notevole; abbiamo trovato gente che ha la schiena dritta anche davanti ad una delle più brutte botte che una vita può incontrare.

La cosa che più mi ha colpito è il sangue freddo; i piani sono lucidi, determinati, fatti (si direbbe) con calma. Si tratta di costruirsi da soli sette case; fior fiori di architetti e di avvocati stanno mescolando il lavoro professionale di alto livello colla fatica fisica della pala. E portano lì la bioarchitettura, con le tamponature di paglia e le pareti di legno, coi pannelli solari termici e fotovoltaici, creando con 140.000 euro (quello che voi paghereste per una casetta sola, e anche piuttosto piccola) ben 7 tra bilocali e trilocali. Avete capito bene, e ciascuna di quelle casette sarà probabilmente molto migliore della unica casetta in classe G che con 140.000 euro possiamo comprare noi sul mercato indebitandoci una vita.

Solo che quei soldi che in astratto sono pochissimi, per chi ha perso tutto sono tanti, davvero tanti.
E così,  voilà: ecco che il progetto tocca esattamente voi che state leggendo, e il vostro portafoglio che ha già pagato tre volte; però questa quarta volta è diverso, molto diverso. E’ esattamente il contrario. Ora vi spiego perchè.

Già prima del terremoto c’era un bel progetto nato dal basso per recuperare le coltivazioni antiche, riruralizzare l’area, dare una vocazione turistica compatibile a un posto ricchissimo paesaggisticamente ed enogastronomicamente.
Tra l’altro il fatto che quel posto così incantevole sia a un quarto d’ora dallo svincolo dell’autostrada è una bella comodità, ma anche un problema: perché sveglia gli appetiti degli speculatori alla ricerca di seconde case di prestigio per la Roma benestante.
In quel contesto un bel terremoto che manda via i contadini e le loro bestie puzzolenti può essere considerata una fortuna: fuori dalle balle gli antichi abitanti col loro tessuto antropologico, dentro un bel resort panoramico da 200 euro a notte. Magari tirato su coi contributi al terremoto, non sarebbe la prima volta.

Cliccate su questo paesaggio per ingrandirlo e vedere cosa si vede dall’altra parte delle foto su Pescomaggiore che avete visto su tutti i giornali.

E allora, nel silenzio dei media, quelli di Pescomaggiore han preso la pala, si son fatti prestare una ruspa e adesso non stanno certo lì ad aspettare l’inverno.

Aspettano però un aiuto: il vostro.

IBAN: IT 87 S 05748 15404 100000008397
COMITATO PER LA RINASCITA DI PESCOMAGGIORE
CAUSALE: ECOVILLAGGIO

E’ l’aiuto diretto, non le sottoscrizioni da 70 milioni che gli italiani hanno pagato e di cui a Pescomaggiore si è vista solo qualche tenda e molte chiacchere; no, sottoscrizione diretta e inintermediari, che va in mano a gente con nome e cognome, che mette i bilanci su internet e aggiorna via via il sito con le foto dei lavori.

C’è di più; in “sala riunioni” (cioè nel frutteto antistante) abbiamo a lungo discusso di beni comuni, di “capitalismo 3.0” (vedi il libro di Barnes Peter edito da Egea) e di offrire a tutti i sottoscrittori che mettono più di 250 € la possibilità di diventare “cittadini” dell’eco villaggio autocostruito e decidere sui suoi usi successivi, quando sarà ricostruito il paese.

Anche questo porta a pensieri nuovi e, nella loro semplicità, radicali; l’idea di una soluzione insieme, non individuale. “se fosse successo solo a me, sarei stato solo” dice uno dei partecipanti”, ma è successo a tutti, e ci si da forza reciprocamente“.

E’ l’altra risposta possibile della mente umana davanti all’emergenza; non la militarizzazione e il potere, non l’annichilimento passivo, ma la creatività e l’energia per provare strade nuove. L’uomo può essere meraviglioso, con risorse inventive sterminate, e quando si deve giocare il tutto per tutto, proprio allora, nelle situazioni più difficili e opprimenti, nascono le soluzioni più innovative ed evolutive.

Infatti lo sforzo di cui essere grati a queste persone non sono solo la grinta e l’esempio, in gergo diremmo che hanno le palle.  Quelle doti loro le hanno, sono encomiabili, viene anche da chiedersi se le avremmo anche noi al loro posto, ma se qui le raccontassimo troppo a lungo sarebbe retorica, e la retorica è esattamente l’unica cosa di cui non hanno bisogno.
Loro stanno facendo qualcosa per tutti noi reagendo evolutivamente allo stress dell’emergenza.

E’ uno scarto cognitivo e c’entrano la pianificazione, la conoscenza, il mestiere, l’immaginazione. Così ecco le bio case di materiali naturali che vengono usate per il ricovero più antico (l’uomo contro il freddo) ma con soluzioni architettoniche colte, pianificati da architetti giovani e freschi di studi. La paglia è un materiale antico, ma il computer per calcolarne l’efficienza no. E la proprietà comune: è capitalismo? è comunismo? forse è una cosa nuova che ci dice che tutto il Pianeta dev’essere un patrimonio condiviso; però somiglia al modello di proprietà condivisa primitiva che avevano le comunità rurali arcaiche.

Vedete, sono soluzioni innovative e pur essendo postmoderne somigliano a quelle premoderne, forse è un segno dei tempi, il segno di una svolta cognitiva.

Sul fronte architettonico abbiamo la bioedilizia, su quello legale abbiamo la proprietà comune… e su quello dell’informazione?

La risposta sembra ovvia: voi siete qui, su un blog. La notizia vi arriva senza passare dai mezzibusti del TG.
E allora voi fate parte della soluzione! cominciate subito.

Copincollate questo codice (anche se forse non capite niente di quello che c’è scritto) e mettetelo sul vostro sito, attiverete anche voi il banner per levare Pescomaggiore dalle tende.

Grazie.
Codice da copiare:

Il risultato è questo
EVA
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