Dal mese scorso proponiamo, con le aziende che ci stanno, la valutazione della comunicazione aziendale a partire da 500 euro.
L’abbiamo chiamata ANALISI BASE e la promuoviamo come un prodotto a sé.
Non è uno sconto, non è un saldo… anzi.
Chi ne usufruisce riceve le informazioni più importanti sull’efficacia della sua comunicazione, quelle che gli sono necessarie per farsi un’idea sufficiente e decidere. Dopodiché deciderà liberamente se e come approfondire, se e come seguire i nostri consigli, se e come realizzarli da solo, con noi o con altri professionisti.
Abbiamo ragionato parecchio sul problema che abbiamo visto a Milano, a “Fa’ la cosa giusta”: era evidente che spesso chi lavora bene non comunica altrettanto bene (e che, qualche volta… viceversa).
500 euro è il prezzo giusto per una mappa.
Certo, le normali agenzie “vere” ci possono mettere uno zero in più, ma non è detto che con più soldi si risolvano meglio i problemi.
Anzi, spesso il carisma del costo che contraddistingue il “professionista alto” è proprio ciò che tiene lontano chi ha bisogno di lui. E’ come andare dal medico nei paesi poveri; siccome è troppo caro, se puoi farne a meno non ci vai.
Questa è sicuramente una delle cause (certo non l’unica) di tutto il “fai da te” che oggi fa tanto male a molte aziende della decrescita.
Chi ha bisogno di chi?
E’ una questione speculativa delle più banali: se io, il comunicatore, ho una soluzione che può salvare la tua azienda dalla crisi, che decide se sarai ricco o povero, felice o infelice, sicuro o precario… mi può venire facilmente la voglia di non farti pagare solo quello che vale il mio lavoro per ripagare la mia fatica, ma anche quello che tu sei disposto a pagare per risolvere il tuo bisogno.
E qui che si verifica il paradosso, perché facilmente tu, inteso come piccolo imprenditore della decrescita, per sfuggire a una dipendenza professionale che non vuoi avere, non sei disposto a dare neanche una cicca a uno della mia categoria, preferisci arrangiarti da solo o anestetizzarti dal problema. Invece di una soluzione win win, in cui tutti vincono, si va verso quella in cui entrambi perdono.
Diciamolo, non ci vuole poi tanto, se hai l’occhio allenato, a guardare quali sono i problemi principali nella comunicazione di ditte individuali, piccole aziende, enti locali, singoli eventi, onlus piccole e medie.
Gli errori tipici, quelli che possono rovinare un’azienda, sono quella decina – dozzina che si ripetono otto volte su dieci.
Occorre vedere:
IL MARCHIO quanto è efficace, se si distingue, se è nitido, se è facile da ricordare…
GLI STAMPATI se invogliano alla lettura, quanti li leggono, quanto costano …
IL TUO SITO se indicizza, quanto dura una visita, che azioni fa il visitatore…
LA COORDINAZIONE D’ IMMAGINE che immagine di ordine, coerenza e affidabilità suscita…
LA PROMOZIONE se, dove, quando e quanto vale la pena di fare fiere, inserzioni e annunci…
Una ANALISI BASE che analizza e definisce questi ambiti ti può savare l’azienda, ma non è una cosa da Nobel.
L’unica complicazione è che le soluzioni pubblicitarie delle aziende commerciali votate al profitto-e-basta non vanno bene per le aziende etiche, ambientali, sociali… questo è un problema serio perché troppo spesso il marketing sostenibile scopiazza parole, retoriche e stili di quello profit, come se ne fosse un sottoprodotto.
C’è poi il problema di spiegarlo al cliente; se una persona intelligente non si accorge di un proprio errore di comunicazione e continua a ripeterlo, di solito, è proprio perché si è abituato a ripeterlo.
Spesso ha imparato a fare così proprio per difendersi dai pubblicitari, per scarsa fiducia in questa categoria (e dategli torto…) o per eccessiva fiducia in qualche improvvisato pseudoprofessionista di provincia che l’ha sedotto con uno sconto.
Oggi, che comunicare bene è diventato così strategico, questa autarchia creativa comporta fatiche, rischi e spreco di occasioni ancora maggiori. Spiegarlo al cliente a volte è un problema, ma comunicare è il nostro mestiere.
Ecco: l’Audit da 500 euro affronta il problema alla radice e offre a ciascuno la mappa per decidere.
Scusate se è poco.
Scaricate il volantino: audit-500-euro
Kat
Buongiorno, l’offerta sembra buona e sensata, ma se il vostro lavoro è la comunicazione, come mai sono presenti errori di ortografia in questa pagina?
Sempre per il solito detto che il calzolaio va in giro con le scarpe rotte? 🙂
Certo non posso né voglio dare alcun giudizio, però a me personalmente trovare errori in una presentazione di un servizio di comunicazione (questo, almeno, mi pare l’intento della pagina) non fa una ottima impressione.
Buon lavoro
Kat
Marco
Non è mica il volantino d’un cliente, quello lo revisioniamo sei volte.
Facciamo a capirci; a me mi sembra che un blog comunica in modo immediato, orale, il refuso ci scappa eccome.
Se era un libro parlava in un altro italiano, se fosse stato un libro avrebbe parlato in un altro italiano: lo consideri un test. Sente maggiormente la differenza di ritmo tra queste due formulazioni della frase, o sente invece il fastidio alla pelle che produce il congiuntivo alla francese? la strada è questa, fatalmente, e non è detto che sia un’involuzione, anzi; in bloggese la sintassi può essere eterodossa, ma deve essere veloce, simile alla lingua parlata di cui è parente.
O almeno dovrebbe: io semmai sbaglio dell’errore contrario perchè nei miei post rilecco e revisiono anche troppo, colpa dei troppi libri su carta che ho scritto e degli ottimi editor che ho avuto, troppo bravi per non rendermi un po’ viziato. Che però fanno un altro mestiere.
Kat
Grazie per la risposta.
Le assicuro che mi è chiara la dinamica e l’uso dei blog, dato che ho iniziato ad usarne dal gennaio 2001 quando ancora neppure lo chiamavo così.
Ma nonostante questo, mi colpisce l’intero pacchetto: la sede legale e partita iva riportata al fondo non comunicano l’idea di un blog personale ma di uno strumento di comunicazione aziendale. L’argomento qui trattato, anche. Eppure lo difende come blog.
Sono un po’… confusa 🙂
Ma lasciando cadere queste sottigliezze (giustamente lo spazio è il suo e ne fa quel che vuole, ne ha tutto il diritto), c’è una questione che invece sarebbe interessante discutere.
Almeno, a me interessa molto.
Vedo nel volantino (e lì, ha ragione, nessuna svista 😉 ) che la presentazione è un semplice foglio A4, scritte nere su sfondo bianco.
Niente abellimenti.
Questa cosa mi colpisce e mi fa pensare.
Perchè in molti pensano che l’etico debba essere… mi perdoni la franchezza, anche brutto, come una bozza o degli appunti personali?
Comprendo che per evitare di pesare come costi sul cliente non si spenda tempo a dare una veste grafica un po’ ricercata (senza per questo cadere in quelle immagini che personalmente trovo orrende e assolutamente prive di contenuto come mani che sorreggono pianeti azzurri o germogli, manager che esibiscono certelline e sorridono, strette di mani tra squali della finanza), ma addirittura così scarno, la trovo poco attraente.
Mi racconta, se ha voglia, i motivi che vi han portato a scegliere una veste così ‘povera’?
Sono davvero curiosa di capire che cosa mi stia sfuggendo e perchè questa scelta dovrebbe contribuire a rendere la vostra proposta migliore di altre.
La ringrazio, buona giornata
Kat
Marco
L’estetica di quel foglio era la matericità di una carta molto particolare.
In generale sia con clienti importanti come questo http://www.geronimi.it/documentsItalian/Caso220web.pdf o con foglietti elementari come questo
http://www.geronimi.it/documentsItalian/piegKlimaHause/piega5A(tb).pdf cerco moltissimo la pulizia estetica ed un’eleganza sobria.
Kat
Grazie, in effetti sono ambedue belli.
Beh, mi ha rassicurata. Peccato che la carta particolare di cui parla, sul monitor non si possa apprezzare.
Ma sono i classici errori che si commettono navigando sul web, il non poter apprezzare a pieno una cosa che nella realtà ha una forma tridimensionale.
Comunque mi segno il link. Non si sa mai.
Buona domenica
Kat